Isole di guerra (Paperback - Italian) | Released: 18 Dec 2020

L'ultimo libro della collana Poesie dell'aia è Isole di guerra. C'è lo trapasso per la prima volta nella poetica dello scrittore nella metafisica e dell'accostamento dell'idea di Dio a quella della Guerra del Golfo. Mentre nei primi libri l'idea di Dio è un concetto importato dalla religione e dalla società, per la prima volta, l'autore si pone il problema di un Dio inutile a l'uomo singolo, ma che potrebbe far molto per i popoli e per gli sterminatori di essi. La drammatica guerra in diretta sembra non fare morti innocenti nell'occhio dell'opinione pubblica mondiale. Si ripropone il processo di Norimberga come vittoria sulla guerra, mentre la guerra non è mai stata sconfitta, segno che ancora oggi non se ne conosce gli artefici e soldati assassini commemorati come degli eroi. Non è possibile che Dio taccia, almeno in questi momenti dovrebbe imporre la sua esistenza all'uomo. L'essere misero dell'universo che uccide per gioco. Uccide in nome di una necessità tecnica, di una questione finanziaria, di un perbenismo politico sentimentale che fa dei mostri i migliori colletti bianchi televisivi, seguiti nei loro interventi molto approssimativi sul valore della vita e dell'uomo. Quella guerra fu tremenda, perché l'uomo che vi partecipava era seduto a casa sul divano e tutti furono coinvolti e i più scemi e stupiditi nelle immagini si impersonavano negli eroi che schiacciavano bottoni senza nulla pensare delle bombe al fosforo che bruciavano corpi vivi. Allora l'uomo che può difendersi dalla droga, dalla società violenta, dalla povertà economica, non può evitare questo lavaggio mentale da parte di immagini della televisione internazionale. Loro sono i veri criminali che entrano nelle case e svegliano quanto di più brutale c'è nell'uomo. La reazione del poeta è la fuga. Il distanziamento da quei spettatori plaudenti, viscidi e ignoranti. Ma le domande gli assillano l'animo. Come è fatto realmente questo uomo? Assomiglia di più a una belva o a una muffa saprofita? E se Dio non risponde mai, neanche nella palese sconfitta del giusto, è solo perché non esiste? Ma chi ne esce sconfitto dal male, Dio o l'uomo? Le immagini orrende danno l'uomo per sconfitto, ma il vero perdente è Dio che non fa niente. La poetica del libro non è eccellente, perché le tematiche sono di narrativa e ancor più di saggistica, ma il poeta ci prova lo stesso, mettendo l'uomo a centro con tutte le sue responsabilità storiche e tutte le sue missioni terrene fallite e ripetutamente sbagliate della guerra. Stupide sono le cause e più stupidi chi crede che vincere una guerra renda più forti. Quest'uomo che non muore in frontiera dove morrà? Dentro la sua casa, divorato dai suoi stessi vermi. Il tempo della vittoria è breve che non da scampo a nessun vincitore. Isole di guerra è la condizione del mondo globalizzato. E' la condizione della pace mondiale. E' la premessa di progresso e prosperità dei poveri. Ma sono questi concetti veri? O meglio può l'uomo nella sua incoscienza commisurare se ciò è vero o è falso. Questo non può avvenire. Perché l'uomo nasce morto e vive morto e si sveglia solo nel momento in cui sta morendo. Ma ciò non basta a porre dei rimedi né per lui e né per gli altri. Leggere Isole di guerra senza essere critico con sé e con gli altri non avrebbe nessun significato. La vera scoperta del libro sta nel dire io mi astengo, io mi rifiuto, io vi contrasto. Diventare nemico della nostra vita giornaliera potrebbe evitarci tante guerre e forse anche quelle finali in cui perdono la vita innocenti bambini, innocue donne, inutili vecchi. Ma perché? Dal suo rifugio di montagna lo scrittore lancia il monito. State attenti voi che avete capito tutto di Dio, che sapete tutto del petrolio e avete le Marlboro ne giacchetto. Vi si presenterà presto una realtà tale e quale alla vostra, ma la persona che voi siete non sarà più la stessa. E' quel mutare giornaliero e lento che sta preparando la vostra morte e in quel prec